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4worldlovers: La seconda lettera dell’Apostolo Paolo ai Corinzi non ha il carattere di uno scritto sistematico nel quale l’Apostolo espone il suo pensiero su temi teologici o dottrinali come per esempio nella lettera ai Romani, ma è invece uno scritto dai toni vivaci, accesi, quasi polemico, in cui alterna la collera alla tenerezza; sicuramente uno scritto autobiografico col quale egli sente di dover difendere il suo apostolato nei confronti di avversari non ben identificati (i falsi profeti) che mettono in questione sovvertendolo, il suo insegnamento del Vangelo di Gesù Cristo.

Lo scopo di questa lettera non è quello di mettere in evidenza la sua autorevolezza per vantarsi, ma per difendere il messaggio da lui predicato e per dare stabilità alla chiesa che ama e che desidera sia matura e fondata in Cristo. Paolo afferma la sua esclusiva dipendenza da Cristo ed è da questa relazione che fa discendere il suo apostolato. Egli ha sofferto, lottato per la causa del Vangelo: più volte battuto, in prigione, naufrago in mare, in fatiche, in pene, al freddo, in pericolo a causa di briganti, tra falsi fratelli (cf.2 Corinzi capitolo 11), ma anche se debole e provato, si ritiene forte in Cristo! Egli è servo di Cristo, non di sè stesso, per l’edificazione della chiesa.

E’ sufficiente leggere i brani che precedono questi ultimo consigli appassionati (capitoli 11 e 12) per convincersi della potenza del Vangelo attraverso la vita di quest’uomo.

Le ultime parole che chiudono questo scritto sono un accorato appello all’unità della chiesa. E’ una sorta di preghiera ‘paterna’: un’esortazione alla concordia, all’allegrezza, alla reciproca consolazione, affinchè Dio sia manifestato in loro.

RALLEGRATEVI. E’ un’espressione usata spesso da Paolo. Ai Filippesi aveva pure detto: “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. (Filippesi 4:4). Ci chiediamo come facesse ad essere allegro Paolo, con tutto ciò che aveva dovuto affrontare e soffrire! L’allegrezza di cui parla non è un sentimento superficiale, illusorio del ‘va tutto bene’, ma è una gioia non finta che lo Spirito del Signore sa generare nei cuori, al di là delle circostanze che talvolta sono difficili, incomprensibilimente avverse. Pensiamo per esempio al canto ‘negro-spiritual’ per mezzo del quale coloro che erano schiavi ed oppressi hanno espresso la gioia della fede. E’ un paradosso. Non c’è in questo l’esaltazione della sofferenza, piuttosto si mette in evidenza il fatto che seppure in catene, niente e nessuno avrebbe potuto demolire, prostrare la profonda comunione con Cristo di quegli uomini e quelle donne.

Paolo stesso afferma, nella stessa lettera: “Come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa”! (2 Corinzi 6:10)

RICERCATE LA PERFEZIONE. Si dice giustamente: “Nessuno è perfetto!”. E’ impossibile. E’ un’ideale troppo alto. Scrittori più o meno noti del ‘900 hanno titolato i loro libri: “Un genitore quasi perfetto” (Lo psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim); “Nessuno ci chiede di essere perfetti, nemmeno Dio” (Il teologo rabbino statunitense Harold Kushner). C’è un ‘rovescio della medaglia’ nella perfezione: da virtù diventa difetto. Il/la perfezionista si logora e logora gli altri nell’impossibilità di raggiungere l’irragiungibile!

Questa esortazione potrebbe invece collegarsi al v. 9 dove Paolo esprime il sentimento della sua preghiera per questa comunità: “Preghiamo per il vostro perfezionamento” ovvero per la crescita. Altrove l’apostolo afferma: Al di sopra di tutte queste cose vestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione” (Colossesi 3:14). Gesù aveva detto: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Matteo 5:48). Ecco sì, perfetti nell’amore. Dio è Amore. Non si sbaglia mai ad amare!

“Nonno – chiede un nipotino – tu mi vuoi tanto bene, ma ora che c’è un altro bambino, il mio fratellino, se vuoi tanto bene anche a lui, a me ne vorrai di meno?” “No – risponde l’uomo – perchè l’amore si moltiplica; dove ce n’è e si condivide l’amore si moltiplica, si accresce…!

“L’amore è quell’unica forza che più viene suddivisa e donata non rimpicciolisce ma ingrandisce. Signore, nostro Dio! Donaci questo amore!” (Albert Schweitzer)